Una consuetudine comune in tutta Italia, che da sempre passa quasi inosservata, è la voce “coperto” nel conto finale all’interno dello scontrino fiscale: vi siete mai chiesti quale sia l’origine di questo nome? Ebbene, questo “contributo” ha origini medievali…
La STORIA
Nel Medioevo il “coperto” era una tassa introdotta dagli osti che permettevano agli avventori di sostare all’interno delle osterie, appunto “stare al coperto”, da qui l’origine del nome.
Infatti si trattava del costo per usufruire di un posto al caldo, l’uso dei tavoli e delle sedie, tovaglie e posate, servendosi di fatto della locanda per consumare un pasto: se al giorno d’oggi è normale sedersi e ordinare dal menù, molto spesso nel medioevo i frequentatori delle locande erano soliti consumare al caldo il cibo portato da casa, infatti il vero guadagno dell’oste proveniva per la maggiore dalla vendita di vino e bevande locali.
Agli inizi del XX secolo iniziarono ad essere inclusi, nel costo del “servizio”, anche acqua e pane: si deve tenere in considerazione che non tutte le locande erano provviste di una cucina attrezzata, spesso si trattava di forni adibiti quasi esclusivamente alla cottura di prodotti da forno, quindi il coperto rappresentava il costo per l’usufrutto temporaneo del tetto e dei servizi messi a disposizione dall’oste.
Il SERVIZIO, oggi.
Nella maggior parte dei casi il “coperto” viene indicato, sullo scontrino fiscale, con la voce “servizio“: generalmente comprende:
- posto a sedere
- acqua e pane
- tovaglie e posate
- suolo pubblico
In alcuni casi, sulla base del modello americano, può equivalere ad una “percentuale” fissa sul totale del conto, ma nella pluralità dei casi ha un costo fisso a persona che in ogni caso deve essere indicato sul menù, come stabilito dalla legge italiana.